Il lockdown da COVID-19 che tiene lontani dalle aule scolastiche gli studenti,fa perdere quella socialità fondamentale nel loro percorso di crescita, alimenta nuove fragilità, impoverisce la formazione complessiva e inasprisce le disuguaglianze sociali.
Quali azioni possono essere individuate per tracciare un percorso che consenta di assorbire e superare gli effetti delle classi vuote, della solitudine, della difficile didattica a distanza e dell’isolamento dai compagni?
Alcune risposte possono arrivare da coloro che hanno vissuto e sofferto e continuano a farlo, questa “anomalia sociale”: gli studenti e i loro Insegnanti, avendo riguardo di separare le fragilità già presenti prima del Covid dalle nuove provocate dalla pandemia , tanto più gravi quando ai disagi del distanziamento, si sommano: un lutto in famiglia, la perdita del posto di lavoro di uno o entrambi i genitori o la convivenza forzata in contesti famigliari instabili e violenti.
Il Concorso promosso dall’Associazione “Giovani idee” mette a confronto le storie vissute dagli studenti, nei loro Paesi durante il lock-down , talune con emozioni molto forti se scorriamo le immagini che gli studenti di Bergamo hanno vissuto dal vivo osservando i mezzi militari che trasferivano fuori provincia centinaia di bare di vittime del Covid.
Se si prendono in esame gli effetti che, in situazioni analoghe, il distanziamento fisico puo’ procurare nei soggetti giovani, riscontriamo un incremento delle fragilità, come testimonia quanto avvenuto nel 2005 negli Stati Uniti a causa dell’uragano Katrina.
In quella circostanza le scuole rimasero chiuse per settimane: al ritorno in classe alcuni studenti soffrivano di ansia, depressione e disturbo da stress post traumatico. A cinque anni dall’accaduto, più di un terzo degli alunni colpiti dal disastro mostrava di essere indietro di un anno, dal punto di vista accademico, rispetto ai coetanei.
Dai lavori dei concorrenti ci si aspetta una lettura coraggiosa, anche se non semplicissima, delle situazioni vissute, degli effetti che dal loro punto di vista la pandemia puo’ creare e soprattutto avere da loro un contributo di idee per rimuovere le fragilità e attuare comportamenti idonei a creare un clima di inclusione e non di esclusione.
Ringraziamo sentitamente La professoressa Desideri dell’ I.I.S. “G.Ferraris-F.Brunelleschi” di Empoli (FI), per aver coinvolto Filippo Braglia, suo studente del laboratorio teatrale/ accoglienza, a disegnare quest’illustrazione che ben rappresenta il nostro tema. qui l’approfondimento.